Università degli Studi di
Catania
La
figura dell’illustre clinico, vanto del Siculorum Gymnasium, è
profilata con tratti nitidi e sicuri in una gamma robusta di colori, ben
adatta alla linea del profilo. Il volto austero e lo sguardo stanco sono
soffusi da una leggera luce, quasi un riflesso del pensiero dell’uomo,
e parlano di una vita spesa nella ricerca scientifica che ha reso
pallida l’ampia fronte.
Il
dipinto, di proprietà dell'Università, esposto nella
Mostra Retrospettiva
della pittura catanese
del 1939
(Maganuco, 1939, p. 26), nel restaurato
Castello Ursino, e nella
Mostra
Medici e Medicina a Catania. Dal
Quattrocento ai primi del Novecento
(2001) è
uno tra i più noti della prolifica
attività di ritrattista di Antonino
Gandolfo, pittore che da una
iniziale formazione
accademica presso lo zio
Giuseppe e nel 1860 a Firenze nello
studio di Stefano Ussi, con
qualche contatto con
l'ambiente macchiaiolo,
approda, al suo rientro a Catania, amico di Mario Rapisardi e di
Giovanni Martoglio, a un
verismo di interesse sociale
con intonazioni patetiche
(1 Proletari,
La prostituta, L'Usuraia, L'Espulsa,
Musica Forzata), non
distante dagli esiti di Teofilo Patini e suggestionato dai romanzi di Victor
Hugo e
di Eugene Sue, oltre che dalla narrativa
di G. Verga.
Nei ritratti, genere che trattò nel secondo periodo,
dopo la prima fase sociale,
si avvicina alla lezione di Antonio
Mancini "di un verismo immediato
con forti contrasti chiaroscurali"
(Damigella, 2001, p.193), come in
questo di S.
Tomaselli,
eseguito su commissione,
a mezza figura, in posa di tre
quarti, investito da una fonte luminosa
sullo sfondo di una tenda verde, che ne
accentua l'intensa carica espressiva. |