Da:
La pittura dell'Ottocento in Sicilia - Flaccovio
editore, Palermo, 2005
a
cura di Maria Concetta Di Natale
[...] Tornando alla produzione pittorica, allo scadere del XVIII secolo, nella Catania ricca di monumentali architetture barocche, la tradizione decorativa prettamente settecentesca è ancora molto forte. Gli sviluppi della cultura figurativa nella Cittaà etnea di inizio secolo si devono a Giuseppe Gandolfo "il migliore pittore dell'Ottocento Catanese". Concordemente la critica ha riconosciuto nel Gandolfo una personalità artistica che, nella Sicilia orientale, si pone allo stesso "piano dl ricerca di un Riolo o di un Patania, sottolineandone le doti di eccellente ritrattista, le cui opere "si caratterizzano per la cura minuziosa nella resa degli abiti e degli accessori e per le tonalità brillanti e smaltate dei colori". Allievo di Giuseppe Errante, che conobbe a Roma dove si reco nel 1819, acquisisce una formazione di stampo neoclassico soprattutto sotto le direttive di Pietro Benvenuti, il pittore aretino di cui il Gandolfo frequento dal 1820 lo studio. Rientrato nella città etnea nel 1822 divenne "il pittore prediletto delle famiglie patrizie - i Carcaci, gli Emmanuel, i Biscari, i Paterno - per le quali eseguì innumerevoli ritratti riversandovi il mestiere acquisito e le aspirazioni naturalistiche sempre più vive. Alla sua attività giovanile si fa risalire la tela, oggi a Castello Ursino, intitolata Il Refettorio (fig. 11), considerato "un interessante quadro di interni. Cosi un suo discendente descrive l’opera: “In questa tela è rappresentato un refettorio dove gli amici dell’artista, travestiti da monaci, stanno a guardare la scarsa pietanza con visibile afflizione, mentre quattro di essi, ginocchioni nella sala, mangiano in compagnia dei gatti e di un cane che si contendono il cibo. Il quadro piacque tanto (le persone travestite da padri cappuccini erano ben note in città) the il Comune lo acquisto nel 1836 per il prezzo di 30 ducati pari a cento once siciliane”. Il percorso stilistico del Gandolfo e anche suggestionato dalle istanze romantiche, declinate con forte lirismo, come si nota nel Chiaro di Luna (fig. 12) della pinacoteca Zelantea di Acireale, proveniente dal Palazzo Comunale, tela in cui sono impressi, in un'atmosfera quasi incantata, i mitici faraglioni della Trezza e il castello di Aci. Dei numerosi ritratti da lui eseguiti, molti dei quali ancora oggi presenti in tante collezioni private catanesi, ricordiamo quello di Acireale, caratterizzato da una profonda ricerca psicologica, raffigurante Emanuele Rossi (fig. 13) donato alla Zelantea dalla famiglia Rossi di Acicatena, e quelli di Castello Ursino: il Ritratto di Carmelo Mirone, del 1839, il Ritratto di Raffaele Zappalà Finocchiaro (fig. 14), del 1844, il Ritratto di Anna Brancaleone (fig. 15), cognata del pittore e madre di Antonino Gandolfo il musicista, tela recentemente esposta alla mostra "Magazzini Siciliani" tenutasi all'Albergo dei Poveri di Palermo. Sono soltanto alcune delle tante opere pittoriche di Giuseppe Gandolfo che si espresse "con una pittura straordinariamente equilibrata, passando a rassegna con molto compiacimento le più languorose e ardenti damine catanesi" [...]
da La pittura dell'Ottocento nella Sicilia Orientale, pag. 188 Maurizio Vitella |